5 aprile 2021

 

Palestina che disastro. Intervista a Samir Al Qaryouti (seconda parte)

05.04.2021 Patrizia Cecconi

Palestina che disastro. Intervista a Samir Al Qaryouti (seconda parte)
elaborazione da YouTube

Riprendiamo l’intervista a Samir Al Qaryouti affrontando in particolare l’evento “elezioni” che si dovrebbero svolgere tra maggio e agosto.

Sulla base di quanto affermato finora, secondo te la situazione può migliorare ora o no?

Secondo me la situazione è destinata ad aggravarsi perché stanno strangolando Gaza e tu conosci molto bene la situazione di Gaza. Il mio discorso è in questo quadro. Hamas è una delle forze palestinesi esistenti , e come le altre forze ha il diritto di essere riconosciuta e di lottare secondo il suo pensiero e secondo la sua ideologia. Questo non significa che mi piaccia o meno, ma soltanto che avendo vinto le elezioni rappresentava il volere della maggioranza e provare a impedirle di governare ha portato a questo drammatico fatto, alla divisione che, purtroppo, è costata molto sia ad Hamas che a Fatah ed è costata soprattutto al popolo palestinese più che a chiunque altro.

Prima stavi parlando della borghesia palestinese, puoi completare il tuo pensiero?

La classe imprenditoriale di alto livello economico è costituita da tutti imprenditori legati all’Anp che fanno il bello e il cattivo tempo. La corruzione ormai tocca tutti i livelli al punto che come uomo libero palestinese mi vergogno e la condanno nel modo più severo possibile. Chiunque sia vicino all’Anp è diventato ricco. Come ha fatto nessuno lo sa e questo, per chi fa un’analisi seria, questa è la ragione per cui si è allargata in modo enorme la distanza tra ricchi e poveri. Questo divario è un problema molto serio, il cittadino palestinese comune, l’operaio, l’agricoltore vive in condizioni pietose tanto da non riuscire a saldare tutte le tasse che deve pagare, mentre vede crescere la ricchezza di chi è vicino all’Anp. Questo distrugge il tessuto sociale oltre ad essere di per sé ingiusto.

Inoltre, cosa dire davanti a crimini come quello di costringere i palestinesi che con anni di sacrifici hanno costruito una casa a demolirla e a far pagare loro anche tasse aggiuntive? Demolirla per mille motivi compreso quello di essere della famiglia di un combattente o di un semplice oppositore definito da Israele terrorista. E’ una situazione quasi quotidiana anche se i media non ne parlano. Siamo arrivati a questo grazie al magnifico accordo di Oslo che io condanno da anni con i miei scritti e con i miei interventi pubblici perché ho visto con i miei occhi come funzionavano le cose.

Noi abbiamo sognato all’inizio, abbiamo detto va bene, vediamo dove porta ma quando sono passati quei cinque anni senza arrivare a discutere del negoziato prigionieri, del negoziato autonomia totale, del negoziato profughi , di Gerusalemme, dei coloni, del problema dell’acqua, che è un altro problema dei più drammatici e che non è stato risolto, e tutte le questioni fondamentali che dovevano essere risolte in 5 anni di negoziati non ne è stata risolta nessuna, allora è caduta ogni illusione.

Netanyahu dal 1996 sta lì e impedisce in tutte le maniere qualsiasi progresso. Il ministro palestinese Saeb Erekat , morto alcuni mesi fa, ha dichiarato più volte che lui viveva solo per negoziare con Israele. Che può significare negoziare con uno che ha tutto nelle sue mani e che non ha alcun interesse a negoziare? Ha l’appoggio dell’America, qualunque sia l’amministrazione. Ha l’appoggio incondizionato di quasi tutti i paesi dell’Unione europea e ora è arrivato perfino agli accordi con vari regimi arabi che non aspettavano che questo momento. E’ arrivato perfino a portare dalla sua parte nelle elezioni israeliane di pochi giorni fa una parte del movimento islamico dei palestinesi, i cosiddetti arabo-israeliani che vivono in Israele. Mentre la Knesset proclama la legge sulla nazionalità che vuole escludere qualsiasi non ebreo da quella terra, loro, guidati da un certo Abbas, si mettono d’accordo con Netanyahu per entrare nel governo israeliano. Per fare cosa? Per fare il soprammobile e mostrarsi nelle cerimonie inutili come palestinese tra gli israeliani? E’ uno sfacelo. Abbiamo visto più volte come funzionano queste finzioni: un paio di palestinesi e un gruppetto di israeliani fanno la festicciola e hanno fatto la pace! No, non è così. C’è gente che muore ogni giorno di pallottole e di malattie. E non vi parlo dell’epidemia di covid o del vaccino anti-covid. Tutti i media italiani si sperticano in elogi sull’efficienza israeliana nella somministrazione dei vaccini abbondando in complimenti sulla priorità israeliana ignorando tutto quello che può offuscare la sua immagine, ignorando tra l’altro i suoi obblighi verso la popolazione occupata, e facendo pura propaganda pro-israeliana, forse per facilitare gli accordi commerciali di qualche italiano che vende a Israele i suoi prodotti a scapito di milioni di palestinesi, tra cui migliaia di prigionieri politici.

Non ho buone parole da spendere neanche per la ministra della Salute palestinese perché finora ha fatto solo rappresentazioni di immagine e disastri, anche sul piano vaccini, come per esempio il regalo alla famiglia reale giordana di una parte dei vaccini ricevuti in dono dalla Russia. Tutto per fare moda e mostrare un governo che governa e decide autonomamente, mentre non è così.

Quindi per rispondere alla tua domanda “come sta il popolo palestinese, qual è la situazione interna” ti rispondo: pessima. Peggio di così non può essere. Dopo 27 anni dal disgraziato Oslo siamo in questa situazione. L’Anp non solo non governa a Gaza perché c’è Hamas, ma non governa nemmeno in Cisgiordania perché Israele fa tutto quel che vuole. I suoi militari entrano e escono dalle città palestinesi come vogliono. Non c’è differenza tra zona A, B o C, perché se vogliono entrare a Ramallah o in altre città dell’area A lo fanno quando vogliono. Non credo che al momento ci sia un’occupazione più discriminante e più razzista di quella israeliana.

Ma tutto questo come viene visto dai palestinesi del “48 riusciti a restare nella loro
terra e ora divenuti cittadini israeliani?

R. Riporto le parole di alcuni intellettuali israelo-palestinesi , docenti in università della Palestina del “48 i quali dicono che soprattutto ora, dopo queste ultime elezioni, il regime israeliano si è manifestato non più solo come razzista, ma anche come fascista e che dopo queste elezioni Israele continuerà impunemente ad annettere territorio e sono convinti che il processo di pace è un processo falso, dettato alla lettera dalla volontà di Israele e dei suoi sostenitori che sono Paesi che non credono al diritto alla libertà e all’indipendenza dei popoli.
Come breve commento personale su quanto detto finora aggiungo che ho cercato di trasportare la foto reale della Palestina. Chi vi racconta un’altra cosa lo fa per i propri interessi , personali o politici. Io non lavoro per nessuna organizzazione e sono libero e indipendente. Partecipo con la mia lotta per la giustizia perché la causa del popolo palestinese è la causa della giustizia e quando verrà risolto il problema palestinese si sarà risolto un problema di giustizia nel mondo moderno.

Quando parliamo di popolo palestinese, spesso non ci rendiamo conto di utilizzare un concetto astratto e immaginiamo i palestinesi come un blocco monolitico. In realtà, come ci hai appena spiegato, la condizione socio-economica è piuttosto diversificata, sia in Cisgiordania che nella Striscia di Gaza. Tenendo conto di queste differenze, quale può essere secondo te l’aspettativa riposta nelle prossime elezioni da parte dei diversi gruppi sociali?

Questa domanda è molto importante per quanto riguarda la natura del popolo palestinese che non costituisce un blocco monolitico ma esiste una classe media che è la più attiva, la più qualificata che fin dal 1948 ma anche prima si è distinta per attività, efficienza e lavoro profuso per innalzare il grado di progresso, la qualità culturale e di vita del popolo palestinese. Basta guardare fotografie e filmati degli anni “20 e “30 per capire come erano le città palestinesi, e la cultura, e la stampa. Tutte cose che noi conosciamo per averle viste sui libri, studiate ma anche per averle sentite raccontare dai nostri padri e dai nostri nonni. Tutto questo era grazie alla classe media palestinese, senza dimenticare l’importanza particolare della classe legata alla terra, gli agricoltori, che avevano una grande valore perché da loro provenivano i prodotti della natura. Il legame tra il palestinese e la terra è sempre stato forte, anche a livello culturale. La classe media era a fianco degli agricoltori e degli operai . Dico operai perché c’erano fabbriche in Palestina. La Palestina era un paese vivo, le sue città erano vive. Io preparai la mia tesi di laurea proprio su questo argomento, scrivendo centinaia di pagine e quindi ho approfondito questo aspetto e so come viveva il popolo palestinese allora. Ma questo è il passato.

Passiamo alla storia più recente. Vediamo i vari cambiamenti mondiali del periodo intorno agli anni “90, i rovesci a livello europeo di situazioni storiche, come la caduta del muro di Berlino, la disintegrazione del patto di Varsavia, la fine dell’URSS tutti cambiamenti che hanno comportato altre modifiche e hanno rappresentato l’inizio del tracollo di quella che veniva chiamata la solidarietà pan-araba con il mondo palestinese. Alla tragedia degli accordi di Oslo del “93 sono seguiti gli sciagurati accordi di Camp David del 2000. L’inizio del cosiddetto processo di pace (Oslo) ha lasciato segni evidenti nella popolazione palestinese e ha scosso dalle fondamenta la classe media palestinese della diaspora concentrata nei paesi del Golfo, cioè Arabia Saudita, Kuwait, Barein, Qatar e quel che oggi viene chiamato Emirati Arabi Uniti. Più di un milione e mezzo di lavoratori palestinesi di livello medio-alto, ingegneri, architetti, insegnanti, tecnici, bancari vivevano in questi paesi. Basti pensare che le principali società di elettricità erano gestite dai palestinesi, soprattutto in Kuwait.

Questa classe media è stata scossa, in quel che io chiamo il giardino delle tragedie, da quella tragedia che è stata l’invasione del Kuwait da parte dell’Iraq che ha portato alla cacciata di circa mezzo milione di palestinesi che sono stati costretti a partire perdendo tutto. Chi ti parla ne è un esempio personale perché io lavoravo in Kuwait e mi sono trovato dalla mattina alla sera cacciato per le mie opinioni espresse sugli schermi della RAI italiana come esperto e non come appartenente o difensore di una posizione politica, ma solo come giornalista. Ma ero palestinese e tanto è bastato per ritrovarmi solo,senza più lavoro, senza stipendio né liquidazione. Questo mezzo milione di palestinesi già in diaspora sono stati costretti a riparare dove avevano i propri familiari, in Siria, in Giordania, in Libano o in Iraq.

Questo succedeva nel “91, poi due anni dopo sarebbe arrivata Oslo, cioè la nascita della corruzione più stupida e più delinquenziale che esista nel territorio palestinese. Abbiamo visto che la corruzione ha cominciato a crescere ed è diventata un’istituzione che mangia tutto a destra e manca.

La tua critica verso l’Autorità nazionale palestinese è molto dura ed è continuamente
presente. Io dico che la corruzione esiste ovunque, noi in Italia ne sappiamo qualcosa,
perché tu trovi così negativa l’istituzione dell’Anp?

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