4 aprile 2019

Il sovranismo di sinistra è una deriva, rilanciamo la lotta per un'Europa socialista Intervista a Marco Ferrando



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Lontano da qualsiasi illusione circa la riformabilità dell'UE, il sito Il Pane e le rose non ha però mai sostenuto chi ne propugna il superamento per vie nazionaliste. Lo stesso fenomeno, attualmente in auge, del "sovranismo di sinistra", ci sembra foriero di pericolosi sbandamenti, a partire dal fatto che, richiamandosi a una sorta di "nuovo riscatto" dell'Italia o di altri paesi, pone in second'ordine - o cancella del tutto - il conflitto di classe. Per questo abbiamo intervistato Marco Ferrando, portavoce nazionale di quel Partito Comunista dei Lavoratori che da tempo è impegnato in una battaglia politica contro la suddetta tendenza. Uno sforzo evidentemente sostenuto da solide basi culturali, visto il carattere della conversazione che qui proponiamo, in cui il significato complessivo di falsa alternativa del "sovranismo di sinistra" viene evidenziato con dovizia di argomentazioni.

In questa intervista ci concentreremo sulla sempre maggiore diffusione, in ambiti un tempo alternativi, del verbo sovranista. Precisando, però, che non si tratta dell'unica catastrofe che investe la sinistra europea...
È indubbio. Oggi, la sinistra europea di matrice riformista appare divaricata tra due forme di subalternità, la prima delle quali è la subalternità al quadro della concertazione imperialistica europea, che passa attraverso il mito di una riforma sociale e democratica dell'UE. Per questa via, ciclicamente ci si genuflette alle politiche controriformatrici, volte a demolire i diritti sociali, com'è accaduto a Rifondazione Comunista con gli esecutivi Prodi, al PCF con il governo Jospin e, in tempi più recenti, a Tsipras in Grecia e, per un breve periodo, a Podemos in relazione al governo con il socialista Sanchez. Quel che non si capisce o si finge di non capire è che
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1 aprile 2019

Il capitalismo uccide la natura. L'alternativa o è anticapitalista o non è

Testo del volantino nazionale
volantino_clima


Il futuro dell'umanità è in pericolo.
La temperatura del pianeta continua a crescere, l'aria che si respira è sempre più contaminata, i ghiacciai si sciolgono, cresce il livello degli oceani, si estinguono molte specie viventi, si estendono insieme siccità e inondazioni. Nove milioni di persone nel mondo muoiono ogni anno per l'inquinamento.

Non sono dati “di parte”, ma una verità riconosciuta da tutta la comunità scientifica. Eppure è stato necessario un movimento di decine di milioni di giovani per denunciarla agli occhi del mondo.

Ma qual è la causa vera e di fondo della devastazione ambientale? Ci raccontano che sono i consumi individuali sbagliati e gli stili di vita inappropriati. Come a dire che le responsabilità sono di ognuno, e dunque la società non c'entra. Ipocriti! È vero l'opposto. Alla base di tutto sta proprio un'organizzazione della società e dell'economia che mette il profitto sopra ogni cosa, e che subordina a sé ogni individuo. La dittatura del profitto: questo è ciò che distrugge gli ecosistemi del pianeta.

È la dittatura del profitto che ha sospinto le energie fossili, che ha posto al centro il binomio tra auto e petrolio, che ha marginalizzato le energie rinnovabili. È la dittatura del profitto che intossica gli alimenti coi pesticidi, che impoverisce i suoli col supersfruttamento, che trasforma in discariche i mari e i fiumi. E questa dittatura del profitto non è un effetto spiacevole di politiche sbagliate, che si può correggere con qualche riforma. È il pilastro su cui si regge l'intera organizzazione della società. Un'organizzazione che si chiama capitalismo. Senza la messa in discussione del capitalismo, in ogni paese e su scala mondiale, non vi sarà la riconciliazione tra specie umana e natura.

Questa riconciliazione è non solo necessaria ma possibile. Il potenziale tecnico delle energie rinnovabili (sole, vento, acqua) consentirebbe di coprire per oltre 10 volte i bisogni energetici dell'umanità. Una riconversione ecologica dell'economia mondiale creerebbe una mole immensa di nuovo lavoro socialmente utile. Ma solo il rovesciamento della dittatura dei capitalisti, in ogni paese e in una prospettiva mondiale, potrà aprire la via a questa riorganizzazione razionale dell'economia. Una riorganizzazione ecosocialista: nella quale sarà la maggioranza della società a decidere finalmente come, cosa, per chi produrre, e non un pugno di miliardari.

In ogni paese i governi e lo Stato tutelano gli interessi di questi miliardari. Basti pensare che l'ENI incassa ogni anno in Italia ben 16 miliardi di sussidi pubblici per continuare a inquinare. Soldi versati indistintamente da vecchi e nuovi governi. Soldi presi da salari, pensioni, sanità, istruzione. Soldi sottratti (anche) alle bonifiche ambientali, al trasporto pubblico su ferro, al riassetto idrogeologico del territorio. Per non parlare dei 70-80 miliardi versati ogni anno alle banche per pagare gli interessi sui titoli di Stato e gonfiare il portafoglio dei loro grandi azionisti. Gli stessi che siedono nei consigli di amministrazione delle grandi aziende inquinanti.

Occorre fare piazza pulita di tutto questo. Il movimento studentesco che si è levato il 15 marzo ha potenzialità enormi. Altri vogliono dirottarlo su falsi binari, magari elettorali. Noi vogliamo invece portare al suo interno un progetto anticapitalista, unendo attorno ad esso tutti coloro che lo condividono.

Partito Comunista dei Lavoratori