22 aprile 2020

Inutile cercare la logica, perché è solo quella del capitale.--Ripartenza di cosa?


 
Il Presidente del Consiglio ha annunciato la ripresa generale del lavoro il 4 maggio. Indistintamente, su tutto il territorio nazionale, quindi anche nelle regioni tuttora segnate da un alto tasso di #contagio e mortalità, che peraltro sono le regioni in cui si concentra guarda caso il cuore della produzione industriale, e dove è più forte la pressione di #Confindustria per la ripartenza.
Grande è lo sforzo della comunicazione pubblica nell'annunciare che la ripresa avverrà “ in sicurezza”. La raccomandano le autorità sanitarie, la garantiscono gli industriali. Gli stessi industriali che hanno posto il veto sulla zona rossa nel bergamasco, che hanno chiesto alle prefetture di produrre in deroga, che hanno licenziato operai che denunciavano la mancata osservanza delle regole. C'è qualcuno che oggi può credere alle loro "preoccupazioni"?
L'INCIAMPO DELLE
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21 aprile 2020

Ripartenza, sotto pressione

 
 
#Coronavirus
Rulla il tamburo della #ripartenza, sotto la pressione delle organizzazioni padronali. Il nuovo vertice di #Confindustria ha fornito a questa pressione una spinta propulsiva nuova. La ripartenza non è (solo) una data futura al momento incerta, è un processo già in corso oggi; lento, a macchia di leopardo, ma continuativo. Un processo che attraversa diversi settori della produzione e tutte le aree geografiche del paese.
Una parte rilevante del #lavoro salariato non si è mai fermato, in realtà. A inizio marzo, mentre il governo e le autorità sanitarie celebravano il “tutti a casa”, milioni di operai continuavano a varcare i cancelli delle fabbriche. Anche nelle zone di massimo contagio. Anche nel bergamasco, nel bresciano, nel piacentino, laddove il veto di Confindustria sulla zona rossa ha consumato un crimine che nessuno può ormai negare o ignorare.
IL PRESSING TRAVOLGENTE DELLA RIPARTENZA
Dopo il famoso protocollo d'intesa del 14 marzo tra #sindacati e padroni, e i decreti governativi del 22 marzo, avallati dal sindacato, la sicurezza in fabbrica è rimasta un miraggio. In compenso la ripartenza produttiva si allarga, al di fuori di ogni regola e controllo. 105.727 imprese nell'ultimo mese hanno “comunicato” alle prefetture la continuità della produzione, usando la norma del silenzio assenso. Solamente 2296 sono state bloccate. Il resto ha avuto via libera, o per connivenza tra prefettura e padrone, o per l'impossibilità di fare le verifiche a causa della mancanza di personale e dei
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