4 aprile 2020

“Quella del Coronavirus è una grande truffa.”

Francesco Benozzo suona l'arpa

“Quella del Coronavirus è una grande truffa.”


Francesco Benozzo, il poeta-filologo-musicista candidato dal 2015 al Premio Nobel per la Letteratura, autore di diverse centinaia di pubblicazioni, direttore di tre riviste scientifiche internazionali, membro del comitato scientifico di gruppi di ricerca internazionali (tra i quali  il “Centro Studi di Medical Humanities” (CMH),  il workgroup “We Tell / Storytelling e impegno civico in epoca post-digitale”, e “IDA: Immagini e Deformazioni dell’Altro”), coordinatore del Dottorato di ricerca in Studi letterari e culturali all’Università di Bologna, ha espresso in questi giorni pubblicamente considerazioni non allineate a quelle correnti a proposito dell’emergenza pandemica in atto. In questa intervista spiega il suo punto di vista sulla questione.

Intervista a Francesco Benozzo

Come vive, in quanto intellettuale, la situazione presente? Sta lavorando a qualche progetto in questo isolamento?
Sono come tutti i cittadini agli arresti domiciliari, arresti attuati senza dibattimento parlamentare, in un chiaro momento di soppressione della democrazia, e presidiati dalle forze dell’ordine e dai militari.
Come vivo questo isolamento? Da privilegiato, avendo comunque – a differenza della maggior parte delle cittadine e dei cittadini attualmente reclusi – uno stipendio a fine mese, e vivendo in un luogo appartato sulle montagne, tra i cui boschi non potrebbe intrufolarsi nemmeno un drone dei Marines. Faccio lezione come tutti i colleghi da remoto, svolgo sedute di laurea e di dottorato, esamino gli studenti. Sto cercando intanto di portare a termine un lungo poema a cui lavoro da tempo, dal titolo Máelvarstal. Poema della creazione dei mondi, un poema sull’origine ed evoluzione dell’universo – e che ignora deliberatamente la storia del pianeta terra – che si appoggia in un certo senso alle teorie cosmologiche degli ultimi anni, quelle venute dopo il Big Bang.
Nei giorni scorsi sono uscite su qualche pubblicazione anarchica alcune sue esternazioni relative al punto di vista che lei ha assunto rispetto a questa situazione
Non è un punto di vista che ho assunto, ma il punto di vista spontaneo che, come professore di filologia, e cioè bene o male come studioso dei sistemi di comunicazione, ho necessariamente maturato fin dalle prime ore della dichiarata epidemia. Per quello che vedo io, siamo di fronte a delle prove generali di soggiogamento delle popolazioni, fondate su una visione scientocentrica della realtà.
Può essere più chiaro? La scienza è la responsabile dello stato di cose?
Beh, in quanto “scienziato” io stesso, non posso fare a meno di notare che tutto è orchestrato dalla nuova religione del mondo contemporaneo: una religione monoteista, antidialogica, totalitarista e oscurantista rappresentata, appunto, dalla cosiddetta “scienza”, in questo caso dalla scienza medica. Nei miei anni di studio e di insegnamento ho imparato
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3 aprile 2020

Lo scandalo dei morti fantasma Un'organizzazione sociale che non protegge i vivi è incapace di rispettare i morti



casariposo

Pensavamo di aver scandagliato tutte le possibili connessioni tra pandemia e società borghese. Il ruolo delle deforestazioni nel salto di specie; l'interruzione della ricerca scientifica sulla famiglia dei coronavirus da parte delle case farmaceutiche dopo la fine della SARS nel 2003; l'impatto della pandemia su sistemi sanitari smantellati dalle politiche di austerità per finanziare banche e imprese, con la conseguente moltiplicazione dei morti; la ricaduta della crisi sanitaria sull'economia, con una nuova pesante recessione di portata mondiale, che viene scaricata sulle condizioni del lavoro; la condanna di milioni di salariati alla continuità della produzione in fabbrica senza le minime garanzie di sicurezza, peraltro negate agli stessi medici e paramedici; la scelta criminale di non recintare Bergamo e Brescia con la soluzione Codogno sotto la pressione di Confindustria lombarda e dei suoi interessi...

Ma ci siamo sbagliati. Ciò che sta emergendo clamorosamente in questi giorni apre un
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31 marzo 2020

Un contributo del compagno Diego Peverini. Per i lavoratori e per tutti gli oppressi non andrà niente bene.

#Coronavirus
 







Non è vero che torneremo più benestanti di prima. Non è vero che ce la faremo. Non è vero che vinceremo questa partita. Perché le politiche dei governi borghesi faranno andare bene soltanto gli affari dei capitalisti.
La squallida retorica patriottica, con tanto di bandiere tricolori appese sui balconi, dello "stringiamoci a coorte, siam pronti alla morte", del made in Italy, finirà presto per trascinare il popolo sfruttato nella più grande crisi sociale ed economica del secondo dopoguerra. Chiaramente, purtroppo, i tanti contratti a tempo determinato in scadenza non saranno rinnovati dai padroni a causa della chiusura di gran parte delle attività produttive.

La conseguenza diretta di questo dramma sarà la solita manovra finanziaria del governo, da lacrime e sangue, per reperire le esigue risorse degli ammortizzatori sociali.
Inoltre ci sono le migliaia di "invisibili" che sono già senza lavoro, cioè tutti gli irregolari, del turismo e ristorazione in particolar modo. Sono quelli che non hanno diritto a nessuna elemosina e, nello stesso tempo, non potranno portare a casa il pane per le proprie famiglie, pagando per primi questa maledetta crisi sanitaria.
Pagheranno a caro prezzo anche

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29 marzo 2020

Unione Europea, malata sintomatica La UE alla sua prova tampone


UEmalata

La borghesia liberale ha idolatrato per trent'anni l'Unione Europea, col sostegno dei tanti a sinistra che sognavano l'”Europa sociale”. Le destre sovraniste denunciano invece l'Europa matrigna nel nome del primato della nazione, contando sul seguito di sventurati ambienti sinistrorsi a caccia di di plausi presso i media reazionari.
Gli uni e gli altri nascondono ai lavoratori la realtà della UE: quella di una unione continentale di imperialismi nazionali, legati da reciproche convenienze e al tempo stesso segnati da insuperabili contraddizioni. Contraddizioni e convenienze messe sul conto del proletariato europeo.

Il dramma del coronavirus è da questo punto di vista un'ottima cartina di tornasole.


UNA CRISI PROFONDA INVESTE L'UE

L'Europa è colpita da una crisi sanitaria senza paragoni nel secondo dopoguerra e dal rischio di una depressione continentale. I sistemi sanitari nazionali, saccheggiati per trent'anni da parte di tutti i governi (inclusi i Prodi e gli Tsipras) hanno fatto bancarotta sotto la pressione dell'epidemia, sino a scivolare nei fatti verso forme di medicina di guerra. La crisi sanitaria ha tracimato ovunque in una crisi economico-sociale devastante. La recessione, già prima annunciata, ha preso la china di un precipizio. In Italia, in Francia, in Spagna, in Germania, ovunque. Da qui la domanda che i circoli dominanti si pongono: come fronteggiare la valanga?

Ogni Stato nazionale della UE, a partire dagli stati imperialisti, ha una drammatica esigenza di risorse finanziarie nel momento stesso in cui non sa dove prenderle. Tutti gli Stati imperialisti vogliono soccorrere le proprie banche e le proprie imprese, pena la propria ulteriore marginalizzazione sul mercato mondiale in tempesta. Ma non possono prendere i soldi dalle tasche dei padroni, con ipotesi di patrimoniali o tassazioni dei profitti, perché sarebbe una partita di giro per i propri assistiti, e perché la concorrenza tra capitalisti su scala mondiale avviene da trent'anni (anche) sulla detassazione dei profitti, e quindi sui colpi alle protezioni sociali. Al tempo stesso, i governi nazionali dopo la grande crisi del 2008 e il lungo ciclo di austerità attraversano tutti una grave crisi di credibilità e di consenso che rende più problematiche nuove politiche di tagli sociali, tanto più nel momento
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