23 settembre 2019

Marco Ferrando... Nel rigettare con sdegno la risoluzione anticomunista del Parlamento Europeo non le faremo dunque il regalo più grande: quello di avallare l'identificazione tra comunismo e stalinismo che impregna da cima a fondo l'intera risoluzione.

Dai loschi figuri di Fratelli d'Italia sino a Giuliano #Pisapia, passando per Lega, liberali e PD. È l'arco politico dei firmatari italiani di una risoluzione anticomunista votata a larga maggioranza dal Parlamento Europeo con 535 voti a favore contrari, 66 contrari, 52 astenuti. Una risoluzione che pone sullo stesso piano «nazismo e comunismo», invita a rimuovere i «simboli comunisti», denuncia il «totalitarismo #comunista». Non è una risoluzione casuale o irrilevante. Dà una sponda alle misure liberticide dichiaratamente “anticomuniste” assunte da regimi reazionari come il regime polacco e quello ungherese, che mettono di fatto fuorilegge ogni formazione che fa riferimento a simboli e idee comuniste. Celebra l'espansione della UE nell'est europeo come espansione della “frontiera della libertà” rivendicando la fedeltà alla NATO come presidio della “democrazia” e della “pace”.
La risoluzione rappresenta a tutti gli effetti un manifesto ideologico degli imperialismi europei nella fase storica delle guerre commerciali e delle nuove contraddizioni mondiali per la spartizione delle
zone di influenza. È singolare. Nel momento stesso della massima contraddizione tra interessi europei e politica USA, della massima marginalizzazione del peso degli imperialismi europei nella tenaglia tra imperialismo USA e imperialismo cinese, della massima divaricazione di interessi tra gli stessi imperialismi europei all'interno della UE (tra Germania e Francia, tra Francia e Italia...), il Parlamento Europeo innalza la bandiera “anticomunista” come collante ideologico della UE. Celebra sul piano ideologico la sola unità di cui gli imperialismi sono capaci, quella contro i lavoratori salariati e i loro diritti. Un'unità che travalica non solo le frontiere ma i confini politici tra gli schieramenti all'interno di ogni paesi. Un'unità celebrata in venticinque anni di attacco congiunto contro salari, lavoro, sanità, pensioni, istruzione, al solo scopo di ingrassare i profitti e pagare il debito alle banche. Un'unità celebrata nelle misure e campagne contro i migranti che fuggono da guerre e rapine degli stessi imperialismi europei. Politiche condotte dai governi borghesi di ogni colore: di centrodestra, di sovranismo nazionalista, di centrosinistra liberalprogressista, di socialdemocrazia. Il fatto che gli stessi campioni “democratici” del PD che denunciano il reazionario Salvini firmino con la Lega e i parafascisti una comune risoluzione anticomunista non è un incidente, è la confessione pubblica della propria ipocrisia.
Ma c'è un risvolto ideologico particolarmente odioso della risoluzione votata: quello che si appoggia sui crimini staliniani per denunciare il «totalitarismo comunista». Come se proprio i comunisti non fossero stati le prime vittime dello stalinismo. Come se il regime totalitario di #Stalin non avesse realizzato il più grande massacro dei comunisti del Novecento. Come se gli imperialismi “democratici” non avessero applaudito a suo tempo allo sterminio staliniano dei comunisti, dalla copertura diplomatica occidentale (innanzitutto USA) dei processi di Mosca alla repressione sanguinosa della rivoluzione spagnola.
Non è un'operazione nuova. L'utilizzo scientifico dello stalinismo nel proprio interesse è una costante del capitalismo mondiale da quasi un secolo. E non è solo un'operazione ideologica. Certo l'identificazione tra comunismo e stalinismo è anche questo, un modo di compromettere l'idea stessa del comunismo come progetto di liberazione agli occhi della giovane generazione. Ma non è solo questo. L'imperialismo ha usato lo stalinismo e il suo fallimento anche per espandere il proprio dominio materiale nel mondo. Cos'è accaduto se non questo dopo il crollo del muro di Berlino e dell'URSS? I burocrati stalinisti divennero capitalisti, trasformandosi da casta parassitaria in nuova classe proprietaria nel nome del mercato. E gli imperialismi europei allargarono ad Est il confine del capitalismo, assimilando uno dopo l'altro i vecchi paesi “socialisti”. Per i lavoratori di quei paesi la distruzione dei vantaggi sociali che l'economia pianificata aveva consentito, nonostante la sua gestione burocratica. Per gli imperialismi d'Occidente e i loro profitti un nuovo gigantesco affare. Il fatto che oggi gli imperialismi europei e i loro partiti condannino a parole quello stesso stalinismo che ha finito per regalare loro prima la distruzione delle conquiste politiche della Rivoluzione d'ottobre (il potere dei soviet), poi la distruzione dell'Internazionale rivoluzionaria e del suo programma, infine la distruzione del contenuto sociale della rivoluzione (economia pianificata) appare un grottesco paradosso. Un paradosso che tuttavia dimostra i vantaggi postumi che lo stalinismo continua ad assicurare al capitale. Per questo il nostro rigetto dell'#imperialismo è inseparabile dalla denuncia dello #stalinismo.
L'Unione Sovietica e l'Armata rossa ebbero un ruolo determinante nella sconfitta del nazismo, al prezzo di 25 milioni di morti. Il fatto che il Parlamento europeo rimuova questa elementare verità storica è vergognoso. I marxisti rivoluzionari difesero incondizionatamente l'Unione Sovietica dall'aggressione nazista e festeggiarono la sua vittoria. Ma lo fecero per difendere le trasformazioni sociali della Rivoluzione d'ottobre su cui l'URSS continuava a basarsi, non lo fecero nel nome di Stalin e del suo regime. Un regime che, prima con la decimazione dei vertici dell'Armata rossa del 1937-'38, e poi col famigerato Patto Molotov-Ribbentrop del 1939, contribuì alla seconda guerra imperialista e all'avanzata nazista in Europa per ben due anni, finendo con l'esporre la stessa #URSS alla furia hitleriana.
Nel rigettare con sdegno la risoluzione anticomunista del Parlamento Europeo non le faremo dunque il regalo più grande: quello di avallare l'identificazione tra comunismo e stalinismo che impregna da cima a fondo l'intera risoluzione.
Dai loschi figuri di Fratelli d'Italia sino a Giuliano Pisapia, passando…

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